Tag

, , , ,

di Alberto Maggi

Le donne nei vangeli vengono presentate come coloro che per prime hanno saputo accogliere e comprendere il Signore:Donne al sepolcro dalla madre, grande non perché ha dato alla luce Gesù, ma perché ha saputo diventare discepola del figlio, a Maria di Magdala, prima testimone e annunciatrice della risurrezione del Cristo. Nella lingua ebraica non si conosceva un termine per indicare discepola, che esisteva solo al maschile, e al tempo di Gesù la tradizione insegnava che “un discepolo dei saggi non deve parlare con una donna per strada neanche se è sua moglie, sua figlia, sua sorella”.
Ma per Gesù non “c’è più ne maschio né femmina” (Gal 3,28), c’è la persona umana, che come tale merita rispetto e dignità indipendentemente dalla sua identità sessuale. Per questo, contravvenendo tradizione e morale, Gesù associa al suo gruppo anche “alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità” (Lc 8,1), e nei vangeli sono le donne le privilegiate protagoniste delle azioni del Signore. La prima persona alla quale Gesù si manifesterà come il Messia atteso sarà una samaritana, essere umano che come donna, adultera e impura era il meno credibile cui affidare l’importante rivelazione. Ugualmente l’unico fatto che il Signore chiede espressamente venga fatto conoscere ovunque è l’unzione compiuta su di lui da una donna: “In verità io vi dico: dovunque sarà predicato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che essa ha fatto” (Mc 14,9). Se i discepoli maschi scomparvero di scena al momento della crocifissione, le uniche testimoni della sua morte “erano alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15,40-41).
Gli evangelisti affermano che le donne oltre che seguire Gesù lo servono. Di nessun discepolo è detto questo. Nella concezione religiosa del tempo Dio abitava in una “luce inaccessibile” (1 Tm 6,16). Gli esseri che gli erano più vicini erano gli angeli del servizio, gli unici che stavano sempre davanti al Signore per servirlo. Nei vangeli gli unici esseri che servono Gesù sono gli angeli (“e gli angeli lo servivano”, Mc 1,13) e le donne. Per gli evangelisti le donne non solo sono uguali agli uomini, ma svolgono un ruolo superiore, lo stesso degli angeli. L’azione di “annunziare”, esclusiva prerogativa degli angeli, i nunzi di Dio, è infatti nei vangeli compito privilegiato delle donne. Per questo solo le donne sono incaricate dall’Angelo del Signore di annunciare la risurrezione di Gesù: “Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande,       corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” (Mt 28,7-8). E proprio la donna, che la Bibbia definiva responsabile della morte (“Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo”, Sir 25,24), sarà la prima testimone della vita: “Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore!»” (Gv 20,18).